Nota dell'autore. Questo racconto è un pò particolare, un tentativo di scrivere una storia bondage che non fosse semplicemente la cronaca di una serie di atti sessuali mischiati con legature ed imbavagliamenti. Non ho nulla contro questo genere di racconti, io stesso ne ho scritti diversi, e ne ho collezionati innumerevoli. Ma avevo intenzione di provare ad applicare il bondage ad un intreccio lievemente inusuale, pur avendo nel suo interno molto bondage. E' ispirato alla lontana ad un racconto a fumetti di John Willie ed Eric Stanton, oltre che ad un breve fotoromanzo sempre di Willie. Fra i racconti che ho scritto questo è uno dei miei preferiti, e spero che possa tenervi in piacevole e stuzzicante compagnia per un'oretta.
Una sola avvertenza d'obbligo, e non mi importa se la trovate banale: questo racconto è opera di fantasia, i personaggi non hanno bisogno di respirare, non hanno una circolazione sanguigna, non rischiano la vita. Non cercate di rifare queste cose a casa, non lasciate mai qualcuno da solo e imbavagliato, e non ammanettatevi mai le mani dietro la schiena!! In questo sito potete trovare varie istruzioni e raccomandazioni per delle sedute di self bondage, ma in linea di massima è bene sempre ripetere che il self è un gioco pericoloso. Lo so che siete in gamba e non vi caccerete nei guai, ma fateci attenzione lo stesso, ok?
FINO IN FONDO di Miles Hendon
- 1 -
Sabrina sospirò,
senza riuscire a dissimulare un lieve tremito nella voce. Sarà
stata la trentesima volta che udiva quelle stesse parole da sua sorella.Stava
parlando del Gran Party Bondage. Max e lei ci sarebbero andati insieme
quella stessa sera, con Nausica adeguatamente agghindata, legata ed imbavagliata.
La sua invidia era di una portata tale che lei stessa se ne stupiva. Adesso Nausica stava
preparandosi per uscire. Avrebbe indossato qualcosa di sexy, poi sarebbe
andata a casa di Max. L'appuntamento era per le venti e trenta. Lì
Max l'avrebbe preparata per la festa, sfoderando il suo armamentario di
corde, manette, bavagli a pallina e quant'altro la sua mente perversa
avrebbe escogitato. Fu quando Nausica si alzò in piedi, che a Sabrina montò dentro lo stomaco una ondata di rabbia insopportabile. Forse fu il vederla così sexy, in biancheria intima e calze di seta autoreggenti, forse fu il rimpianto che aveva accumulato nel corso di quei lunghi mesi, mentre sentiva Nausica raccontarle con candore delle imprese sessuali di quel maniaco di Max. Forse fu una di queste cose, ma ad un certo punto qualcosa le oscurò la vista, e senza potersi controllare saltò addosso a sua sorella. Entrambe rovinarono sull'enorme letto matrimoniale di Nausica, in un invitante groviglio di gambe abbronzate.
Lei giurava che il
bondage le era sempre piaciuto, ma Sabrina non riusciva a crederci. Se
era vero perché la cosa non era mai saltata fuori prima? Quanto
a lei aveva inizialmente trovato addirittura imbarazzante la disinvoltura
con cui Nausica le parlava di quelle che lei considerava né più
né meno che perversioni da maniaci sessuali. Dopo tre mesi circa,
durante i quali Nausica non nascose mai nulla delle sue attività
"clandestine" con Max, anzi gliele riferiva con dovizia di particolari,
persino nell'animo di Sabrina cominciarono ad avvenire delle mutazioni.
Affiorarono dei pensieri incoffessabili. Ma Sabrina li rifiutava. Sentire parlare Nausica di come Max l'aveva legata stretta l'ultima volta, di come le piaceva contorcersi sul letto con i polsi saldamente bloccati alla spalliera, di come andava pazza della sensazione di oppressione innocua che provava quando il bavaglio le serrava la bocca, dell'orgoglio che aveva provato quando avevano vinto il Primo Premio del Gran Party Bondage aveva fatto crescere in Sabrina una specie di morbosa curiosità. Eppure mai e poi mai
avrebbe ammesso davanti a sua sorella che quella cose la attraevano. Fisicamente
le due erano pressoché identiche. Gemelle omozigote erano sempre
state però caratterialmente diverse. Volubile e sbarazzina Nausica,
seria e controllata Sabrina. Ma da quando Max era
entrato a far parte della vita di sua sorella (e di conseguenza un po'
anche della sua), era accaduto qualcosa di inspiegabile ed inquietante:
Sabrina aveva cominciato a provare qualcosa di assolutamente fuori luogo
nei confronti dell'uomo di sua sorella. Saranno stati tutti quei racconti
sulla sua libertà sessuale
Ma ancora riuscì
a resistere, e tenere a bada se stessa ed il suo ora tumultuoso mondo
interiore.
- Ma che faiii? -
chiese stizzita, dibattendosi sotto il corpo di Sabrina. Nausica pensò
che sua sorella avesse, infine, perso il senno. Se l'era aspettato: dopo
tutta una esistenza passata nel più rigido e severo autocontrollo
non poteva non cedere, prima o poi. Nausica, fanatica
dichiarata del bondage, aveva avuto i polsi legati con corde, manette,
stoffe, foulard, persino nastro adesivo, e in un attimo confuso pensò
che in effetti non era mai stata legata con una calza di seta. Eppure
in quel momento non avvertì nulla del piacevole tremito che provava
quando era Max a legarla. Al contrario, sentirsi i polsi bloccati la fece
sentire del tutto inerme, in balia di quella pazza di sua sorella. Per
la prima volta si rese conto che era stata legata non per gioco, ma sul
serio. - Sei sicura di sentirti
bene? - le chiese. La stanza era perfettamente
illuminata, e la figura di Sabrina risaltava splendidamente nitida sul
fondo celeste pastello della moquette e delle pareti. Ma proprio in quel
frangente arrivò sua sorella, e (stupore!) recava in mano una lunga
corda bianca avvolta. Per un attimo pensò che sua sorella volesse
giocare, ma decisamente non era il momento. Poi vide che la determinazione
nello sguardo di sua sorella non si era ancora dileguata, e la paura tornò
secca al centro dell'addome, venata da irritazione e fastidio. Dopo tutta
l'esperienza fatta con Max, mai e poi si sarebbe aspettata di provare
sensazioni negative alla vista di una corda. - Ehi! Cosa vuoi farmi
con quella
sta ferma
Ehi! - Cercava di dibattersi e di allontanarsi
dalla portata di sua sorella, ma era tutto inutile. Con i polsi legati
non poteva competere con Sabrina. Nausica, inorridita,
cominciò ad urlare e questo pareva divertire oltremodo sua sorella.
Era incredibile come fosse cambiato il suo sguardo. C'era una luce azzurra
di cattiveria nel profondo dei suoi occhi chiari. - Nnngh! - fu il verso
di Nausica mentre Sabrina le spingeva in gola l'altra calza di seta con
due dita dalle unghie smaltate. Non le ci volle molto ad avvolgerle un
foulard intorno alla testa, bloccandole dentro la bocca la calza. E già
toccava alle gambe, che Sabrina stava legando strettamente nel modo in
cui molte volte lei gli aveva descritto: diversi giri sopra le ginocchia,
e poi le corde che si incrociavano più volte lungo gli stinchi,
fino alle caviglie, dove si raccoglievano in un'altra serie di fitti giri.
Alla fine Nausica
era distesa sul letto, a pancia in su, avvolta da almeno quindici metri
di corda di nylon ben stretta. Dovette riconoscere che per essere quasi
sicuramente la prima legatura che sua sorella realizzava, era, per quanto
rozza, piuttosto efficace. Mancava certo dell'accortezza con la quale
normalmente è consigliabile effettuare una legatura erotica, e
in effetti in molti punti la pressione della fune le procurava dolore,
ma non sarebbe stato facile liberarsene. - Fatto! - esultò
Sabrina, trionfante. Aveva il fiatone. Le venne in mente che aveva voglia
di una sigaretta, per godersi in pace per qualche minuto lo spettacolo
di sua sorella debitamente legata come un salame. In effetti sembrava
proprio un salame, con le dolci rotondità della carne compresse
fra le corde, le corde che affondavano per alcuni centimetri nella carne.
Pensò ai segni rossi che avrebbe avuto dopo sulla sua candida pelle
burrosa, come quelli che tante volte, con orgoglio, le aveva fatto vedere. - Stavolta sei nella
cacca, eh, sorellina? - e si accese una sigaretta. Nausica non fumava
e non tollerava che si fumasse nella sua camera da letto: - Te lo avevo
detto che non ci andavi a quell'appuntamento. Eppure Sabrina doveva
sapere bene quanto lei ci tenesse a quel Party. Erano settimane che ne
parlava! E si rese anche conto
che se fosse rimasta lì in quella stanza solo un altro minuto a
guardare Nausica che si divincolava sul letto come un gigantesco, delizioso
lombrico di carne e corde, si sarebbe lasciata commuovere, e l'avrebbe
infine slegata.
Sì sa, quando
qualcuno racconta qualcosa con estremo trasporto, può persino arrivare
a convincere che quel qualcosa (che pure prima non si era mai preso in
considerazione) possa in effetti essere piacevole. Un desiderio del quale lei stessa si vergognava, tanto che solo certune mattine, un attimo dopo il risveglio, quando la mente è fragile e dolcemente intorpidita, si lasciava sfuggire dalle labbra parole come:- Legami, ti prego - bisbigliate a due millimetri appena dalla federa calda del suo sonno. Appena quelle parole uscivano da dentro di lei, morivano come colpite dalla luce, lasciandola con la vergogna di averle pronunciate. Durante il giorno non aveva mai osato indugiare su questi suoi segreti pensieri. Li ignorava, anzi, del tutto, sopprimendoli e schiacciandoli, come quando si vuole smettere di fumare e si scaccia via ogni pensiero che riconduca alle sigarette. Mentre sorseggiava
il caffè sentiva sua sorella gemere e mugolare con vigore, dalla
stanza da letto. Ora che ci pensava i versi che faceva non assomigliavano
molto ai "Mmmmm" che Nausica imitava a suo beneficio nei suoi
dettagliati resoconti. Sembravano piuttosto degli "Aaaaaaa"
ovattati, chiusi e uniformi.
Su una cosa però
sarebbe sempre stata sicura: una volta avviato quel meccanismo, sarebbe
stato impossibile arrestarlo. Lo aveva capito appena aveva visto quelle
piccole lacrime negli occhi di sua sorella. Già allora era troppo
tardi per tornare indietro. Fa forse qualche differenza decidere di buttarsi
dal settimo piano invece che dall'ottavo? O dal centesimo? Si recò in camera di sua sorella. Non le sfuggì lo sguardo di speranza che vide negli occhi di lei. Povera, povera illusa. Se solo avesse saputo - Non ci vai all'appuntamento tu non tu non ci vai! - canticchiava Sabrina, muovendosi per la stanza con il suo aggraziato corpo flessuoso. Iniziò a vestirsi dinanzi a sua sorella adoperando tutti gli abiti che Nausica aveva acquistato settimane prima in occasione di quella festa. Indossò una minigonna di pelle stupenda e mozzafiato, con spacchi che parevano quasi inutili date le già ridotte dimensioni della gonna. Si dispiacque di avere
legato le gambe di sua sorella prima che le venisse in mente che avrebbe
potuto prenderle le calze; parimenti le dispiacque che una delle calze
dell'altro paio fosse ora stretta attorno ai polsi di Nausica, e l'altra
ridotta ormai ad una compatta palla di seta e saliva dentro la bocca profumata
della sua prigioniera. Dovette accontentarsi,
per modo di dire, di un paio di stupende autoreggenti a rete, di colore
nero, che per quanto belle non erano però anche nuove. Indossò un
top minuscolo che per fortuna le calzava a pennello, di colore nero, in
pelle. Di sopra una corta camicia di raso nero, che dapprima abbottonò,
poi decise di slacciare. L'abbondante seno faceva formare alla scollatura
una invitante V al centro della quale erano visibili le bianche rotondità,
e al vertice, in basso, l'ombelico. Il trucco le richiese qualche minuto di pazienza, poiché non era abituata ad utilizzare i cosmetici con la stessa disinvoltura di sua sorella. Nello specchio della consolle vedeva Nausica che ora non si dibatteva più. Se ne stava immobile a fissarla con uno sguardo di immenso stupore. In effetti, ad opera completata, il risultato era addirittura stupefacente. Gli abiti castigati nei quali aveva vissuto fino a quel momento avevano sempre un po' celato la reale somiglianza delle due gemelle. Vestita in quel modo provocante sarebbe stato davvero arduo distinguere Sabrina da Nausica. - Alla festa, tesoro,
ci vado io! - dichiarò Sabrina, e in quel momento Nausica parve
dapprima terrorizzata, poi riprese a dibattersi con un vigore ancora maggiore,
contorcendosi fra le corde, nella soffice, celeste accoglienza del suo
letto di seta. Scuoteva la testa in segno di diniego: No, no, nooo!!! Pregustando gli effetti
di quello che le sembrava essere lo scherzo più divertente del
secolo, Sabrina prese le chiavi di casa di Max dalla borsa di sua sorella,
prese il telefonino di lei, ed uscì chiudendo la porta, e salutando.
Di lì a quaranta
minuti Max sarebbe stato lì, per cui doveva sbrigarsi. Ma sbrigarmi
a fare cosa? Si domandò, con una punta di inquietudine. Si chiedeva che senso
avesse continuare con quella farsa. Legando sua sorella e dicendole che
alla festa ci sarebbe andata lei (pur non avendone alcuna intenzione,
almeno a livello cosciente) non aveva forse già ammesso che tutta
quella sua ritrosia era solo simulata? Che in realtà il bondage
la incuriosiva? Se avesse detto a sua sorella che intendeva venire anche
lei alla festa, lei e Max sarebbero stati senz'altro felici di portarcela.
Se gli avesse detto che voleva aggiornarsi su quelle loro bizzarre passione,
loro sarebbero stati ben lieti di illustrarle ogni aspetto di quel mondo
così strano ed affascinante. L'aver legato sua
sorella al solo scopo di andare indisturbata a curiosare in casa di Max
era del tutto inutile, sproporzionato. Avrebbe potuto ottenere tutte quelle
informazioni con delle semplici domande, e delle educate, magari anche
piacevoli, dimostrazioni pratiche. Ma possibile che fosse tutto lì? Possibile che la sua intenzione fosse solo di curiosare e di giocare a fingere d'essere Nausica per qualche minuto, rivelandosi solo pochi minuti prima di uscire per andare al Party? Che razza di soddisfazione avrebbe ricavato nel rovinare la festa a Max e Nausica? Senza trovare risposta
alcuna a queste domande, anzi, cercando di ignorarle, si sedette davanti
al computer e lo accese. Non ci volle molto a trovare quello che cercava.
L'archivio di Nausica e Max: decine e decine di foto bondage, raffiguranti
bellissime donne legate in modi che lei nemmeno sospettava. Le guardò ad
una ad una, con una sorta di avidità solo superficialmente velata
da un lieve, persistenze disprezzo. Fingendo a sé stessa, le guardava
con una sorta di svogliato interesse, mentre in realtà se ne stava
seduta sul bordo della sedia, le gambe strette strette l'una all'altra,
i piedi infilati in quelle scarpe scomodissime: ma ora che ci pensava
non era affatto spiacevole neppure sentirsi i piedi costretti in quel
modo... anzi! Aveva avuto intenzione di dare una occhiata anche al loro famoso sito Internet, che si era sempre rifiutata di vedere. Ma non ce la faceva più. Mancava ormai meno di un quarto d'ora all'appuntamento con Max. E lei aveva la testa che sembrava esploderle, il ventre in fiamme ed il fiato corto. La visione di tutte
quelle immagini l'aveva sconvolta, eccitata, surriscaldata oltre misura.
Provava l'irrefrenabile, vergognoso desiderio di toccarsi fra le cosce,
e non sapeva spiegarsene il motivo. Sentendo parlare sua sorella una lieve
fitta d'eccitazione l'aveva sempre avuta (ma si era guardata bene dal
darla a vedere). Ma niente di ciò che aveva provato in passato
era paragonabile a quel vulcano ribollente dentro il petto che sentiva
ora. Tutto il suo autocontrollo
di cui era andata sempre fiera, pareva essersi frantumato come una diga
di cemento armato vinta dalla forza degli elementi. Si sentiva folle,
più folle che mai. Quello che le stava
balenando in mente era pura follia. Era vero che la somiglianza fra lei
e Nausica era notevole, ma Max non ci sarebbe mai cascato. Qualcosa nella
linea delle labbra, qualche minuscola differenza nella curvatura degli
zigomi le rendeva comunque riconoscibili l'una dall'altra, per non parlare
della leggera buccia d'arancia immediatamente sotto i glutei, del tutto
assente sul culo divino di sua sorella. Aprì il programma
di video-scrittura, ed in preda ad un vero e proprio raptus scrisse alcuni
righi, aumentando il corpo del carattere in modo che fosse leggibile anche
da lontano. Ruotò il monitor scegliendo con cura l'angolazione. Che cosa sto facendo? Non pensare non pensare non pensare... Trovò immediatamente quello che cercava. Grazie ai resoconti di Nausica era informatissima su tutto. Conosceva bene la loro attrezzatura, per cui sapeva dove cercare. Un complesso bavaglio
di cuoio molto scomodo ma che avrebbe certamente celato gran parte del
suo viso, lasciandole scoperti solo gli occhi. Lo indossò, stringendo
il morso fra i denti, e provando un morboso fremito d'eccitazione al pensiero
che quello stesso bavaglio era stato indossato da sua sorella: che ci
aveva sbavato contro chissà quante volte, mentre godeva avvinta
dai legacci e dalle poderose braccia di Max. Max, oh, Max... Strinse le cinghie
più di quanto le fosse comodo, e si guardò allo specchio.
No, non c'era più verso di riconoscerla. Era diventata Nausica
in tutto e per tutto.
Trovò il modo
di ruotare su se stessa, fino ad mettersi a pancia in giù, ed iniziò
a muovere piano piano i polsi per saggiare la reale resistenza della calza
di seta. Però la calza di seta, a furia d'essere forzata, si era trasformata nel peggior tipo di legaccio che esista: era rigida, tirata, sottile al punto da farle male ai polsi. Ogni movimento le faceva male, i nodi dovevano essere diventati piccolissimi e duri, e non riusciva a "leggerli" sufficientemente bene con il tatto delle dita. Probabilmente avrebbe
passato la notte in quel modo, ormai ne era certa. Ma non poteva arrendersi.
Cercare di slegarsi avrebbe se non altro aiutato a passare il tempo.
Pensò a se
stessa, vestita con gli abiti provocanti di sua sorella, legata e imbavagliata
in posizione oscena dentro l'appartamento di Max. Cosa ho fatto, dio
mio? Il rimorso le flagellò le interiora. Perché per
quanto si rifiutasse di metterlo in parole, lei desiderava ardentemente
di vivere per una volta nei panni di sua sorella, di sperimentare la sua
giocosa follia, la sua spensierata sessualità. Ma perché,
per l'amor di Dio, aveva dovuto combinare quel disastro? Non era forse
vero che aveva scelto, fra tutte, la strada peggiore? Che adesso, oltre
al fatto che avrebbe finalmente ammesso il suo morboso desiderio, lo aveva
fatto impedendo a sua sorella di recarsi al Party, e che prima che quella
storia fosse finita avrebbe senza dubbio ingannato Max? Avrebbe ammesso
di avere sempre avuto torto tirandosi addosso l'odio di Max e Nausica.
Peggio di così... Ma era troppo tardi
per i sensi di colpa, troppo tardi. Le manette erano chiuse, e non poteva
più slegarsi.
Come in quel racconto
di Stephen King, come si intitolava? Quello in cui la donna ammanettata
al letto uccideva accidentalmente suo marito, e si ritrovava sola, incatenata
ad un robusto letto. Alla fine la donna si tagliava le vene, per ottenere
con il sangue di far meglio scivolare il metallo sulla carne. A quel punto
sarebbe anche lei stata disposta a pagare un prezzo così alto.
Max, alto e solare come sempre, indossava jeans aderenti neri e una t-shirt talmente bianca che feriva gli occhi. Pensò a quello che aveva scritto sul monitor, e lo sguardo le cadde sulla patta rigonfia di lui. Cosa ho combinato, diomìo! Max non si sarebbe tirato indietro! Inorridì stringendo forte gli occhi. - Ma che dolce visione!
- esclamò Max vedendola. Era un genere di improvvisate che Nausica
ogni tanto faceva, per cui per Max non fu shockante entrare in casa e
trovarsi una donna splendida, dalle lunghe gambe lisce e i capelli biondi,
legata e imbavagliata, con i glutei sporti in fuori. Ora capì come
si era sentita sua sorella, quando lei l'aveva legata. Impotente, in balia
di qualcosa che stava per pioverle addosso. Quell'uomo di lì a
poco l'avrebbe scopata
l'avrebbe stuprata, ma per esplicita richiesta
di lei! Come poteva esserci qualcosa di eccitante in tutto ciò?
Lei si sentiva solo in pericolo, impaurita, e impossibilitata a cambiare
il corso degli eventi. - Cosa c'è scritto, qua? - Max lesse ad alta voce, mentre Sabrina sudava per la vergogna d'aver scritto certe oscenità: Ancora
una volta, fai tua questa umile schiava - Ah! Ho capito! Vuoi
che
vuoi che ti dia una "ripassata" prima di portarti
con me alla festa! Sei unica... Nausica. Unica ed insostituibile. Come
vuoi tu, non ti toglierò il bavaglio. Anzi
questo certamente
lo apprezzerai
Eppure quel terrore
era come un territorio privo di confini, la cui estensione era impossibile
da determinare. Quel terrore aveva un cuore d'inspiegabile dolcezza, poiché
si sentiva anche stranamente ansiosa, in attesa di qualcosa che l'avrebbe
segnata irrimediabilmente per sempre. Sabrina stava dibattendosi
con violenza. Max era già sopra di lei, le stava baciando le spalle,
le stava lentamente sfilando la camicia di raso, fin dove lo permettevano
le braccia incatenate. Ogni bacio di Max le pareva come un colpo di frusta. Dunque Max la desiderava!
Malgrado la situazione si sentì fiera e compiaciuta. La mano di Max era già in mezzo alle sue gambe. Con movimenti lentissimi lui le sfilò le mutandine, ed affondò il suo volto fra le cosce di lei. Sabrina mugolava, ma l'orrore più grande fu quando si rese conto che ciò che stava accadendo le piaceva. Anche sentir parlare Max del suo desiderio di farsela l'aveva scaldata. Max stava leccando delicatamente la sua fessura, aprendola ben bene con le dita. Il contrasto fra il calore bruciante che le pareva di sentire al centro della sua vagina e il liquido gelo che le correva lungo la spina dorsale era miele avvelenato. Max sarebbe stato
volentieri a lungo ad indugiare in quei dolci preliminari, lo sapeva.
Lo sapeva perché sua sorella aveva sempre lodato le qualità
di amante di Max, il suo modo così attento di far l'amore. Il tempo perse ogni
significato, mentre in quel buio ondate oceaniche di piacere la travolgevano.
Lei emergeva a tratti, e una nuova ondata vischiosa la seppelliva. Non
aveva cessato di dibattersi, sebbene ora alle catene si era aggiunto il
peso del corpo sudato di Max. Ma ogni volta che dava uno strattone alle
manette, sentiva una stretta alle viscere. E il cranio pareva volerle
scoppiare, compresso fra bende e bavagli. Non aveva mai provato un coinvolgimento
così totale, ubriacante, completo, spossante. Si sarebbe volentieri
lasciata andare alle lacrime, tanto intenso era stato quel piacere.
Ora che avevano fatto
l'amore c'era qualcosa di strano dentro Sabrina, qualcosa di nuovo. Non
le importava più nulla di niente. Aveva scordato che sua sorella
era ancora legata e stava sicuramente divincolandosi nel tentativo disperato
di liberarsi. Aveva scordato che aveva ingannato Max, spacciandosi per
Nausica. Non le importava se adesso lui l'avrebbe condotta al Party Bondage,
la qual cosa significava che avrebbe trascorso le ore successive legata
e imbavagliata com'era ora. Si ritrovò addirittura a sperare che
Max non le togliesse il bavaglio, per paura che la riconoscesse. O peggio,
per paura che le potesse sfuggire qualche parola di tardivo pentimento.
Si sentiva pronta a tutto, languidamente abbandonata alla volontà di quell'uomo. Aveva assaporato il dolce veleno della schiavitù. Si chiese come sarebbe stata da quel momento in poi la sua vita. Come avrebbe potuto guardare di nuovo negli occhi Max e Nausica. Ma capì anche che avrebbe accettato qualunque punizione avessero deciso di infliggerle, e che anzi, appena le fosse stato tolto il bavaglio, si sarebbe inginocchiata ai piedi di Max, supplicandolo di punirla; avrebbe strisciato ai piedi di sua sorella implorandola di accettare di dividere con lei quell'uomo meraviglioso e quelle meravigliose sensazioni. Fare l'amore non sarebbe stato mai più lo stesso, senza almeno un paio di manette, un pezzo di corda. Lui la condusse in bagno, le tolse la minigonna e la lavò con cura usando il detergente intimo di Nausica. Poi, sempre con la stessa delicatezza, la rivestì, mentre lei era del tutto incapace anche solo di mugolare, cullata dalle attenzioni di Max. Era come se fosse tornata bambina. Lui la rivestì, poi mise mano al baule dal quale lei, poco prima, aveva tratto manette e bavaglio. Prese altri strumenti, e con quelli ricominciò a legarla, bloccandole i gomiti dietro la schiena e tirando forte. I gomiti si unirono. Era una posizione scomoda, ma che trovava piacevole, nonostante tutto, poiché così era costretta a tenere la spina dorsale dritta. I seni sporgevano in fuori, tendendo la V della scollatura della camicia di lei. Usò delle manette dalla catena molto più lunga per bloccarle le caviglie, poi la lasciò in piedi al centro della stanza. - Sei stupenda! -
commentò Max. A lei non parve vero che solo qualche minuto prima
quell'uomo, probabilmente il futuro marito di Nausica, era dentro di lei.
- Lo penso anche io - disse Nausica, facendo il suo ingresso nella stanza. Le ci volle qualche
secondo per realizzare, e finalmente strabuzzò gli occhi in un
lampo di comprensione. Nausica era vestita
con altissimi stivali che arrivavano ben sopra il ginocchio, ed un corsetto
talmente stretto che si soffocava al solo guardarlo. Aveva guanti neri
di seta, e i capelli vaporosi, tenuti alti da una fasci scura. Il trucco
sul suo viso le conferiva una espressione aggressiva e sexy. Cosa più
sorprendente di tutte, brandiva in mano quella che le parve dapprima una
corda arrotolata, ma che poi identifico come un frusta. Era nera e lucente,
nuova di zecca. Si vergognò,
avrebbe voluto morire. Ma non provò a dibattersi, adesso che era
legata in quel modo, ed in equilibrio su quei tacchi altissimi. Era arrivata
fino a quel punto di sua volontà, non le rimaneva che accettarne
le conseguenze. - La prossima volta
che decidi di sequestrarmi, - stava dicendo Nausica - almeno abbi l'intelligenza
di capire che pratico il bondage da mesi, e che il mio maestro è
un vero genio nel settore. - Disse, lanciando una occhiata sensuale a
Max - Avresti dovuto stringe meglio i nodi, oppure usare le manette. Ne
avevo un paio nello stesso cassetto dove hai trovato quella corda. Ci
ho messo mezz'ora a sciogliermi. Per fortuna Max era già in strada,
quando l'ho chiamato. E' stato piacevole vederti fare quel self bondage,
grazie a quella Web Cam (ed indicò un punto verso il quale Sabrina
preferì non voltarsi). E' collegata con il portatile di Max. Non
credevamo ai nostri occhi, sai? Il resto è venuto da sé. Sabrina era impietrita da quelle rivelazioni. - A noi pare di capire,
sorellina, che tu voglia venire al Party con noi. Che sciocchina. Sarebbe
bastato dirlo, non è vero Max? - Spero tu abbia trovato piacevole questo colpo di scudiscio! Stanotte ne avrai altri, non temere. Mi dispiace solo di non essere al tuo posto, se devo dire la verità. Ma ti concedo volentieri le frustate che sarebbero toccate a me. Ci sarà un sacco di gente simpatica che apprezzerà la nostra nuova amica, vero Max? E dopo aver messo
a Sabrina un guinzaglio, tutti e tre si avviarono fuori dall'appartamento,
pronti a recarsi al Gran Galà del Sadomaso.
Ottobre 2000 |
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