Lei
era ancora nel bagno, e siccome ormai era chiaro dove volesse arrivare,
ero più che mai deciso a darle una lezione.
Mi
ero stancato delle sue continue provocazioni, e le avrei dato quello che
si meritava.
Era
da quando la conoscevo che non faceva che punzecchiarmi, e il fatto che
io avessi già una ragazza sembrava non turbarla più di tanto.
Da
buon amante del Bondage, possedevo delle corde.
A
dire la verità con la mia ex ragazza le avevo usate molto poco,
perchè lei non condivideva i miei interessi, e si era più
che altro lasciata legare per farmi un piacere.
Ma
in queste cose se non ci si diverte in due non ci si diverte quasi per
niente, per cui, dopo un pò avevo rinunciato.
E
dal momento che personalmente non ho mai trovato nulla di stimolante nella
pratica del cosiddetto "self-bondage", quelle corde erano lì da
mesi, inutilizzate.
Le
presi, quindi, dal mio nascondiglio segreto, infilandole sotto il materasso,
poi preparai anche dei fazzoletti ed un foulard di seta che avevo, al solito,
acquistato mesi addietro per applicazioni Bondage.
Per
buona misura misi a portata di mano anche lo scotch da pacchi, che tuttavia
pensavo che non avrei utilizzato.
Mi
sedetti, aspettando che finisse di cambiarsi, osservando divertito la chiazza
di birra per terra.
Ma
guarda cosa è andata ad inventarsi la troietta, pensai!
Avrebbe
finito di appoggiarmi le tette sulla spalla quando si chinava su qualunque
cosa stessi facendo al mio tavolo, con il pretesto di chiedere informazioni
(peraltro cretine), ma con il solo, ormai evidente scopo di provocarmi.
Aveva
finito di tirare in ballo l'argomento del sesso, lei per prima anche mentre
si parlava di tutt'altro, per poi storcere il naso e schiamazzare "Che
schifo! Che schifo" quando la conversazione si scaldava e si tiravano in
ballo atti erotici anche di poco al di fuori dell'ordinaria scopatina garbata
"lui sopra lei sotto" in pigiama.
Laura,
una bella ragazza di qualche anno più giovane di me, occhi grandi
e chiari, labbra piuttosto carnose dall'espressione costantemente imbronciata,
anche quando sorrideva, e corpo decisamente sensuale nonostante la sua
bassa statura, continuava a gironzolarmi intorno.
Non
mi era mai stata particolarmente simpatica.
Era
una brava ragazza, in linea di massima, ma si rendeva spesso sgradevole,
ai miei occhi, a causa del suo carattere e del suo modo di parlare.
Non
si lasciava interrompere facilmente parlando a voce molto alta, stridula,
senza quasi prendere fiato, come se fosse sempre reduce da una corsa o
se stesse comunicando fatti importantissimi.
Era
egocentrica fino alla nausea, e ormai ero arrivato alla conclusione che
lei fosse convinta che l'intero mondo se ne fosse stato in frigo prima
della sua nascita, per poi scongelarsi al solo scopo di fare da sfondo
alla sua esistenza.
Era
una figlia di papà viziata e capricciosa, esattamente il tipo di
persona con la quale non riuscivo a legare.
Insomma,
la ritenevo piuttosto infantile, e malgrado il suo aspetto fisico, con
una così non mi sarei mai sognato di provarci.
Altri
miei amici condividevano il mio giudizio su di lei.
Uno
in particolare, una volta mi stuzzicò quando gli chiesi:- Insomma,
ti piace Laura?
Lui
mi rispose di no.
Io
insistetti dicendo che in fin dei conti era una bella ragazza, a parte
quel suo modo di fare svampito, e alla fine gli chiesi se almeno per una
notte ci sarebbe stato.
–
No.
–
mi diceva – E' sempre di corsa, quella lì. Ma te la immagini? Corre
per la camera da letto affaccendata e non si decide a dartela, e quando
finalmente si infila sotto le coperta... ah, già ce la vedo, che
inizia con i suoi urlettini entusiasti dritti dentro l'orecchio, fino a
sfondarti i timpani. No, grazie. Ne preferisco una più tranquilla.
–
Ma dai! – gli dicevo io.
–
Non ci credo proprio che non te la porteresti a letto. Una volta sola,
per provare!
–
Solo se fosse legata ed imbavagliata.
–
Mi rispose lui.
Questa
risposta mi fece sorridere, ma devo ammettere che solleticò anche
la mia fantasia: l'immagine del corpo di Laura legato con fitti giri di
corda che le premevano il seno, oppure dei suoi grandi occhi celesti che
imploravano da sopra il bavaglio era veramente eccitante.
Laura
non era grassa, ma era piacevolmente rotondetta nei punti giusti, vita
sottile e seno abbondante.
Ammetto
che un tipo fisico così è proprio l'ideale per le mie fantasie.
Ma
solo per quelle!
Quandò
udii bussare alla porta capii subito che si trattava di lei. Laura, la
spaccaballe! Il suo modo di pestare sulla porta il suo pugno, ripetutamente
e velocemente (sei colpi in rapida successione) era inconfondibile. Non
avevo volgia di vederla, ci mancava solo una come lei, in quel momento!
Mi appiattì contro lo schienale della sedia, smettendo persino di
cliccare sul mouse, per evitare d'essere udito.
Lei
bussò di nuovo, e alla fine fece quella cosa che più di ogni
altra mi fa incazzare, cioè provò la maniglia.
Io
pensavo d'aver chiuso a chiave, e invece me la ritrovai in camera.
Indossava
jeans molto aderenti e una camicia a maniche lunghe, e teneva il casco
sotto il braccio:- Ciao! - salutò, con il suo modo spumeggiante
che in quel momento, con l'umore che avevo, mi parve irritante come una
zanzara nell'orecchio.
- Perchè non hai detto "Avanti"? – chiese, appoggiando il casco sul mio letto.
"Perchè non volevo farti entrare, genio!" pensai, invece risposi:- L'ho detto. Forse non mi hai sentito.
Non
mi sforzai di sorridere, continuando a guardare lo schermo.
Merda!
Mi si era bloccato il computer!
Ora
avrei dovuto riavviare, e per qualche secondo sarei rimasto senza la tranquillizzante
visione di tutte quelle icone e quelle finestre aperte sullo schermo che
mi facevano sembrare impegnatissimo.
Resettai,
rassegnato a dovermi sorbire Laura e le sue eterne domande su dove fosse
chi, cosa facesse quell'altro, perchè quell'altro ancora non fosse
lì invece che là, se avevo saputo che Tizio aveva detto
a Caio che bla bla bla ... e soprattutto mi avrebbe chiesto della mia ragazza.
Ne
ero sicuro.
Quella
volta, stranamente, a parte l'esplosione iniziale di buonumore con quel
suo "ciao" spumeggiante, si comportava in modo abbastanza educato.
Se
ne stava seduta sul letto, le gambe unite, le manine abbandonate in grembo.
Mi
guardava con quei suoi occhioni celesti dalle ciglia lunghissime e sorrideva
sinceramente.
Parlava
con calma, posata, non fece domande assurde alle quali avrei dovuto rispondere
con grugniti e monosillabi, e fu così che mi accorsi che quando
non faceva la cretina era una compagnia tutto sommato piacevole.
Dal
modo cauto con cui parlava pensai che in qualche modo fosse venuta a sapere
del mio litigio con la mia ragazza.
Cercava accuratamente di evitare espliciti riferimenti a lei.
E
intanto, mentre parlava, si avvicinava di pochissimo alla mia postazione
(che era ai piedi del letto), come per caso.
Ad
ad un certo punto si stiracchiò, e i suoi seni premettero contro
la camicia, sporgendo in fuori, mentre lei piegava la testa di lato e tirava
le braccia in alto.
Non
riuscì a distogliere lo sguardo se non con un grande sforzo, e mi
accorsi che sudavo.
Avevo
le ascelle bagnate sotto la camicia, e la stoffa mi si attaccava sulla
schiena in modo fastidioso.
Pensai
che avrei dovuto cambiarmi, ma non era proprio il caso di farlo lì,
davanti a lei.
Avrei
aspettato che se ne fosse andata.
A
proposito, era in camera mia da quasi un ora, ormai, che aspettava? Non
aveva niente di "urgente" da sbrigare altrove? Nessun pettegolezzo da riferire
a qualcun altro? Possibile?
Se
non avessi saputo che lei sapeva che io avevo già una ragazza che
nonostante tutto amavo, malgrado qualche tempesta di tanto in tanto, e
che sebbene fossi sempre stato attratto dalla bellezza femminile le ero
sempre stato fedele durante quei due anni, avrei pensato che stava prolungando
la sua permanenza in camera mia di proposito.
Ma
poi perchè stupirsi? Laura era una troietta, diciamolo.
Ci
stava provando? Con me? Era tutta da ridere!
Intanto
io facevo del mio meglio per parlottare con lei, come una partita a ping
pong in cui io partecipavo solo allo scopo di rimandare indietro la pallina
perchè il mio avversario potesse continuare a divertirsi.
Ad
un certo punto lei iniziò la commedia che doveva essersi preparata
a casa, tanto risultava artificiosa e banale.
Aveva veramente molto caldo, e si apriva di continuo lo scollo della camicia, sventolandosela.
Il triangolo di pelle nuda che si vedeva era arrossato e levigato.
Aveva
una gran sete. Mi chiese se avessi
della birra.
Io
indicai il frigo.
Lei
commentò dicendo che io avevo sempre della birra, io riposi "già".
Quando
si chinò a prendere la birra lo fece senza piegare le gambe, e sebbene
avesse veramente un culo favoloso (quella era la sua parte del corpo migliore,
la seconda era il seno, le gambe non erano gran chè, motivo
per il quale portava quasi sempre pantaloni), io distolsi lo sguardo scuotendo
la testa.
Cominciavo
a sentire puzza di bruciato, ed ero anche molto divertito da questi (a
quel punto stiracchiarsi in quel modo non era stato un caso), ora evidenti
quanto grossolani, tentativi di sedurmi.
Ero
curioso di vedere dove sarebbe andata a parare.
Aprì
la birra in modo maldestro e alcune gocce di schiuma le atterrarono sulla
camicia.
E
infine, come un finale prevedibile di un film, mentre cercava di bere trovò
il modo di versarsi addosso la lattina.
Sussultò.
Probabilmente
non aveva previsto che versarsi sul petto in piena estate una birra gelida,
anche attraverso la stoffa, è un autentico shock.
E
finalmente divenne la Laura che avevo sempre conosciuto: iniziò
ad agitarsi, a ridacchiare, era veramente una imbranata, diceva.
Io
scuotevo la testa, e a quel punto non me ne fregava niente, e mi godevo
la vista di quei seni che ballonzolavano sotto la camicia bagnata.
Non
fui troppo sorpreso nell'accorgermi che non portava il reggiseno.
Una
troietta, ve l'ho detto.
Alla
fine la stoccata finale.
Doveva
tornare a casa in quello stato? Oh, no! Non avevo per caso una camicia
da prestarle? Avrebbe potuto chiedermi, una maglietta, invece mi chiese
proprio una camicia.
Non
mi piaceva prestare i miei abiti, ma non volevo nemmeno sciuparle quella
recita, così le indicai l'armadio, come prima le avevo indicato
il frigo.
Lei
scelse una camicia celeste, guarda caso la mia preferita, e probabilmente
la scelse proprio perchè me l'aveva vista addosso un pò più
spesso.
Poi
si infilò in bagno.
Io
guardai la piccola pozzanghera di birra, per terra, indeciso se ridere
o meno.
Quando
uscì dal bagno portava la mia camicia annodata sotto il seno.
Era
piuttosto grande per lei, e se l'avesse tenuta fuori dai pantaloni le sarebbe
arrivata fin quasi alle ginocchia.
Aveva i primi bottoni slacciati, ma anche questa non era una sorpresa.
- A posto? – le chiesi.
Lei
doveva essere veramente molto eccitata.
Mentre
cercava di appendere la gruccia con la sua camicia bagnata di birra al
pomello dell'armadio, le cadde due volte di mano.
Si
offrì di pulire lei la pozzetta di birra.
Le
dissi "lascia perdere", giusto per dire, ma in realtà sapevo che
anche quello era previsto.
Prese
uno straccio, e si chinò ed ovviamente l'apertura della camicia,
mentre era chinata lasciata generosamente vedere i suoi seni grossi, duri,
abbronzati, immersi nella penombra della scollatura.
-
Fatto, - annunciò. Mentre stava
per allontanarsi, le afferrai teatralmente il polso, tirandola a me.
Lei
avvampò, lasciando cadere lo straccio per terra. Il suo SPATCH risuonò
nitido nel silenzio.
Non
dissi nulla, mentre la guardavo negli occhi.
Lei
invece non riusciva a reggere il mio sguardo, e mi guardava ora le labbra,
ora il naso, ora le guance barbute.
I
suoi occhi indagavano il mio volto, e alla fine dovette per forza leccarsi
le labbra.
Aspettava
che fossi io a prendere l'iniziativa?
Incredibile.
Dopo
tutto quello che aveva fatto fino a quel momento, aveva pure il coraggio
di volermi far prendere l'iniziativa! L'accontentai.
Presi
l'iniziativa bloccandole anche l'altro braccio, e tirandola a sedere sulle
mie ginocchia.
-
Laura, sei una puttanella! – dichiarai.
Lei
mi guardava a metà fra lo stralunato e il sofferente.
La
baciai profondamente, ed immediatamente la sua bocca fu spalancata e pronta
a ricevermi, affamata, avida.
Le
sue mani si intrecciarono dietro la mia nuca, il suo seno premeva contro
il mio petto.
Era
veramente molto sodo.
Dieci
minuti dopo eravamo ancora lì, a limonare.
Io
ero stupito dalla sua foga.
Mi
baciava come se avesse trascorso sei mesi nel deserto, e ora dalla mia
labbra e dalla mia lingua potesse succhiare tutta l'acqua fresca che aveva
desiderato mentre il sole le cuoceva la testa.
Non
mi lasciava neppure respirare.
La
spinsi sul letto, e lei mi tirò su di sè, decisa più
che mani a riprendersi la mia bocca, come se le spettasse di diritto.
Ormai
ero completamente coinvolto anche io, e le artigliavo i seni, premendoli,
strizzandoli, con voluta violenza.
Non
le facevo male, ma ugualmente il mio tocco non era certo delicato.
Lei
mugolava nella mia bocca, continuando a contorcersi sotto di me, assaporando
con il suo inguine la mia erezione.
Io
facevo del mio meglio per faglielo sentire su tutto il bacino, ed iniziavo
a desiderare di penetrarla ora, subito, ma dovevo aspettare.
Dovevo
darle una lezione, non solo scoparla, come voleva lei.
Lei
si era già sbarazzata delle sue scarpette da ginnastica, ed io le
slacciai i jeans.
Glieli
sfilai con non poca fatica.
Le
sue mani frugavano, cercando di togliermi anche i miei, di jeans, ma non
volevo che mi spogliasse, per cui le presi il polso e glielo portai sopra
la testa.
Nel
frattempo, il mio vicino di stanza era rientrato.
Il
mio vicino conosceva sia me che Laura, che la mia ragazza, e non avevo
decisamente voglia d'essere sentito attraverso le sottili pareti.
Laura,
al contrario, sembrò infervorarsi di più, iniziando a mugolare
di piacere mentre con la patta rigonfia le premevo sul pube fasciato di
sottile cotone bianco.
La
solita Laura. "Laura sta scopando
nella stanza accanto! Udite, udite!"
I
suoi gemiti, ad un certo punto, iniziarono a diventare sempre più
frequenti, e anche il volume iniziava a farmi temere che il vicino di stanza
potesse udire.
Tanto
peggio per lei, e tanto meglio per me, pensai.
Presi
il fazzoletto da sotto il materasso, cercandolo con le dita di una mano,
mentre con l'altra le tenevo la testa ferma premendole la bocca sulla bocca,
mi staccai rapidamente da lei e le caccia il fazzoletto fra i denti.
Lei
sgranò gli occhi sorpresa da quella presenza estranea.
Cercò
di sputare via il fazzoleto, ma le tenni una mano sulla bocca, sussurrandole
paroline senza troppo senso all'orecchio, per ammansirla.
Lei
chiuse gli occhi, ed accettò il fazzoletto, così io presi
il foulard e la imbavagliai rapidamente.
Lei
parve sorpresa e confusa, ma tutto sommato non mi sembrava dispiaciuta.
Lentamente
la feci voltare, e iniziai a legarle i polsi saldamente.
Parve
non accorgersi di ciò che stavo facendo, perchè mentre la
facevo non smettevo di baciarle il collo.
Più
di una volta, con il suo solito fare da troietta mi aveva detto che il
collo era la sua parte più sensibile, come se a me dovesse fregarmene
per forza qualcosa.
Ah,
avrebbe avuto la sua lezione, pensai, e strinsi i nodi bloccandole le braccia
dietro la schiena.
Quando
si ritrovò così legata, e la rigirai verso di me parve confusa.
Io
mi alzai, i vestiti in disordine, per osservarla, e vedendosi sola, rendendosi
conto d'essere legata saldamente non certo per gioco, iniziò ad
innervosirsi, divincolandosi nel tentativo di liberarsi le mani.
Tuttavia
mi parve di cogliere qualcosa, nel modo in cui socchiudeva gli occhi, torceva
il collo, e mugolava... qualcosa che interpretai come piacere.
Dunque
le stava piacendo essere lì, in mia balia.
Ma
era ancora ben lungi dall'essere legata in modo saldo, con le gambe ancora
libere.
I
suoi mugolii erano calati di tono.
Non
solo per il bavaglio.
Sembrava
finalmente aver capito che a pochi centimetri di distanza, oltre la parete,
c'era qualcun altro dal quale doveva evitare di farci udire.
Io
sapevo che non l'aveva scoperto solo ora, per cui mi immaginai che stesse
facendolo per stare al gioco, mugolando senza troppa energia, come se mi
stesse implorando di toglierle il bavaglio, temendo, nello stesso tempo
che potessi darle retta e liberarla sul serio.
Presi
l'altra corda da sotto il letto, e questo la preoccupò di più.
Sgranò
gli occhi, guardandola, probabilmente chiedendosi dove volessi arrivare.
Fino
in fondo, pensai.
Fino
in fondo.
Iniaziai
a legarle le braccia al busto, passando la corda sopra e sotto i seni e
stringendo forte.
Sapevo
che in realtà non avrebbe opposto resistenza, e che dietro quella
sua apparente ritrosia in realtà si celavano voglie inconfessate.
Ed
io avevo bisogno che fosse del tutto immobile per fare quello che avevo
in mente.
Le
legai anche le gambe e le caviglie, affondando la corda nelle sue carni
morbide.
La
feci alzare dal letto e la obbligai ad inginocchiarsi.
Lei
eseguì adagiandosi per terra.
Quindi
la bendai con l'ultimo fazzoletto rimastomi.
Le
dissi che ora le avrei tolto il bavaglio, e che non ci pensasse nemmeno
a farsi sentire dal nostro vicino.
Lei
parve capire.
Quando
si è seminude, legate e bendate, dare spiegazioni ad un estraneo
sopraggiunto all'improvviso è molto più imbarazzante.
Le
tolsi il bavaglio, e lei trasse una profonda boccata d'aria.
Stava
per dire qualcosa, ma non mi interessava, e prontamente le infilai in bocca
il mio pene.
Lei
reagì con un "Mmmmmmmgh" risentito e sorpreso.
Cosa
si aspettava che facessi? Il pompino era uno di quelli argomenti sui quali
si era sempre pronunciata in termini negativi, definendoli atti contro
natura.
Avrebbe
imparato molto, dopo quella giornata, sugli atti contro natura.
Poco
ma sicuro.
Non ho un cazzo enorme, ma nella sua bocca sembrava gigantesco, riempendola del tutto.
Lentamente,
aiutandomi con le mani, iniziai ad andare e venire dalla sua bocca.
Lei,
in effetti, mi parve un pò inesperta, o forse era perchè
non si aspettava di dovermi fare un pompino, immaginandosi che, infocato
come secondo lei ero, l'avrei scopata senza troppe chiacchiere, lì
sul letto.
Ogni
tanto, con i denti mi sfiorava il glande, facendomi un pò male,
ma potevo sopportare.
Alla
fine parve trovare il ritmo ed adattarsi, ed entrare ed uscire dalle sue
labbra divenne sempre più piacevole.
Legata
e bendata, in ginocchio ai miei piedi, mi spompinava, ora, con una certa
maestria.
Forse
mi ero sbagliato a definirle un pò inesperta.
Sta
a vedere che nonostante quello che lei stessa aveva dichiarato ("non faccio
queste cose! E non le voglio fare! Che schifo!") quello non era nemmeno
il suo primo pompino.
Stavo
per venire, e con un enorme sforzo di volontà mi staccai dalla sua
bocca.
Lei
parve sentirsi persa, e di nuovo stava per parlare.
La
imbavagliai nuovamente, e questa volta accettò molto meno volentieri
il bavaglio.
-
Avrai una sonora lezione, puttana! – le dissi.
Lei
mugolò, stavolta troppo forte, ed io le afferrai i seni, sotto la
camicia, e strinsi.
Non
volevo farle male ma strinsi abbastanza perchè capisse che ora lo
stavo facendo nell'intenzione di minacciarla:- Non farti sentire, capito?
Lei
annuì vigorosamente.
Ero
sicuro che se non avesse avuto il bavaglio, in quel momento avrebbe detto
"Sì, padrone".
La
sollevai in piedi, e le slegai le caviglie e le ginocchia.
La
portai fino al tavolo.
Lei
continuò a mugolare, agitando il capo, ma mi seguì senza
opporsi, e si lasciò mettere come io volevo, con il busto piegato
sul piano, a pancia in giù.
Utilizzai
la penultima fune passandogliela sotto le ascelle e tirando finchè
non fu legata anche al pianale del tavolo, infine, con l'ultima corda,
le legai le caviglie alle gambe del tavolo, in modo che le si mantenessero
divaricate le cosce.
Io
ero sudatissimo e deciso più che mai a portare a termine la mia
missione.
Lei
era legata in quella posizione al tavolo, con le cosce aperte e il culo
sporto in fuori.
Con
la testa posata di lato sul legno freddo respirava dal naso.
Le
tolsi la benda.
Mi
guardava con i suoi occhioni pieni di libidine e soggezione.
Infilai
un preservativo lubrificato, perchè non disponevo di altri lubrificanti.
Mi
chinai ed iniziai a leccarle l'ano, piano piano.
Lei
parve gradire, e i suoi mugolii si fecero sottili e ritmati con la mia
lingua.
Con
la mano le solleticavo la vagina.
I
suoi peli pubici erano imperlati di goccioline.
La
tipa stava evidentemente gradendo molto quel trattamento.
Le tolsi la benda, deciso a non perdermi il colore dei suoi occhi in quel
momento, nè la sua espressione smarrita e timorosa, ma anche eccitata.
Iniziai
ad aumentare il movimento della mano, stavolta infilandole due dita dentro
la vagina.
Lei
godeva, scuotendo la testa, mugolando, serrano gli occhi.
I
suoi pugni erano due nodi duri e bianchi nella curva incavata dalla schiena.
Io
puntai la mia cappella sul suo ano, e lei smise persino di respirare, pensando
che stessi finalmente per penetrarla dove natura comanda.
Invece
le sfilai le dita dalla vagina, aprendole il più possibile le chiappette
bianche e burrose.
Finalmente
capì, irrigidendosi all'istante.
Iniziò
a mugolare, il tavolo comincò a vibrare mentre lei si divincolava
per liberarsi.
Ora
diceva:- Mmm! Mmm Mmmmm. - "No,
no, nooo" avrebbe certamente voluto dire. Decisamente aveva capito.
-
Shhh! – le feci io.
–
Ti piacerà, come tutto il resto! – E lentamente iniziai ad affondarle
nel culo, un pò per volta, sentendo molta resistenza.
Probabilmente
da quella parte era veramente vergine.
A
dire la verità mi ero aspettato meno resistenza, invece il suo buchino
era proprio piccolo.
Pazienza,
ci sarebbe voluto un pò di più, ma non avevo fretta.
Capendo
che non mi sarei fermato smise di mugolare.
Torceva
il capo e gli occhi al massimo, per potermi guardare, quasi che guardandomi
avesse potuto convincermi a desistere.
Niente
di più sbagliato; al contrario, il suo sguardo smarrito ed implorante
mi scaldava di più.
Adesso
il dolore la stava facendo mugolare veramente forte.
Il
suo volto era arrossato, e stringeva gli occhi, oppure li spalancava all'improvviso.
-
Nessuno è mai morto per questo! – le dissi, continuando a spingere.
Ora
ero dentro per metà, ma volevo, naturalmente arrivare ben oltre.
Sentivo
i suoi tessuti avvolgermi rigidamente.
-
Non fare resistenza. Se ti rilassi
ti fa meno male, non dirmi che è la prima volta! – e risi.
Lei,
dopo una resistenza iniziale, cercò come poteva di lasciarsi andare.
Chiuse
gli occhi, mentre alcune lacrimucce le scioglievano la matita degli occhi.
Ed entrai del tutto con un unico movimento lento e continuato, che inziò ad essere accompagnato da un lunghissimo mugolio da parte di lei, senz'altro di dolore.
Aveva
delle lacrime agli occhi, adesso, ed io ero completamente dentro.
Iniziai
delicatamente a pompare, dentro e fuori, dentro e fuori.
I
suoi lamenti si fecero sempre meno insistenti, poi svanirono del tutto,
ed ora la sentivo solo mugolare delicatamente, più o meno come quando,
poco prima, le avevo leccato il buchetto.
Dopo
qualche paradisiaco minuto, mi resi conto che stavo di nuovo iniziando
ad aumentare la velocità dei miei movimenti, desideroso di venire.
Dovetti
fare di nuovo un grande sforzo per fermarmi.
Uscì
da lei, e le slegai le caviglie e le corde che la tenevo da sotto le ascelle.
Sulla
sua pelle scura erano visibili i segni delle corde.
Io
non avevo stretto molto forte, ma lei doveva essersi agitata parecchio,
provocandosi anche un paio di leggere abrasioni sulle spalle.
La
rifeci inginocchiare.
Da
quando aveva serrato gli occhi ad ora non gli aveva ancora riaperti, e
stavolta, quando le tolsi il bavaglio, non fiatò.
Io
le infilai con decisione in bocca il pene, dal quale avevo già rimosso
il preservativo, provando quel sollievo e quella sensazione di piacevole
freschezza che si prova quando finalmente lo si toglie.
Lei
succhiò avidamente, quasi con gratitudine, ed io pompai, finchè,
non esplosi, inondandole il volto, i capelli, gli occhi.
Non le chiesi io di ingoiarlo, semplicemente perchè non ci avevo
pensato, lì per lì, ma lei mi sorprese, perchè inziò
a farlo di sua iniziativa, protendendosi in avanti per riprenderselo in
bocca e ripulirmi per bene.
Io
le premetti una mano dietro la nuca, obbligandola a rimanere in quella
posizione con il mio pene che tornava a riposo dentro la sua bocca.
Lei
mugolava e succhiava, come se mi stesse baciando ed avesse in bocca
la mia lingua, invece che il mio pene.
Io,
che dopo l'orgasmo divento molto più sensibile, sussultavo, ma per
nulla al mondo avrei tolto il cazzo da lì dentro.
Rimanemmo così alcuni minuti, lei inginocchiata, ed io in piedi, ad accarezzarla quasi con affetto i capelli, poi uscì da lei.
Dopo
averla nuovamente imbavagliata, la aiutai di nuovo ad alzarsi e la feci
distendere.
Lei
non sembrava delusa, ma non sembrava nemmeno del tutto soddisfatta.
Io
dal canto mio ero spossato, ma non volevo neppure trattarla del tutto come
una puttana, lasciandola inappagata.
Le
allargai le gambe, ed infilai la testa fra le sue cosce, iniziando a leccarla.
Era
una cosa che mi era sempre piaciuta fare, per cui avevo una certa esperienza.
Lei
aveva un profumo ed un sapore deliziosi.
Andai avanti in questa piacevole pratica per qualche minuto, aiutandomi con le dita.
Poco dopo sentì la sua vagina contrarsi intorno alla mia lingua affaticata, il suo corpo che veniva scosso da sussulti, e lei che mugolava irrigidendosi ed arrossendo fra le ondate di un orgasmo che pareva non dover più finire.
Mi
sollevai.
Cazzo,
era la prima volta che una ragazza veniva mentre la leccavo, e fui soddisfatto
anche se mi rendevo conto che quella reazione dipendeva da tutte le altre
sollecitazioni che aveva avuto, non tanto da quell'ultima.
Si
accasciò sul letto, ancora legata ed imbavagliata, chiudendo gli
occhi.
Io
non mi distesi accanto a lei, accendendomi una sigaretta e sedendomi di
spalle al letto, per guardare fuori dalla finestra.
La
sedia era gelida sotto il mio culo arroventato.
Mi
girai a guardarla, con le sue belle forme strette fra le corde, il volto
ancora chiazzato di liquido seminale, le gambe aperte che avevano ancora
qualche strisciata rossa causata dalle corde.
In
quel momento mi parve per la prima volta bellissima, e desiderabillissima.
Mi
chiesi a cosa stava pensando con gli occhi chiusi e il respiro affannoso.
Non
mi aveva ancora nemmeno chiesto di slegarla o di toglierle il bavaglio.
Ma
mi immaginai che dal giorno dopo molte cose sarebbero cambiate, in lei.
Forse
avrebbe smesso di fare tanto la schizzinosa, avrebbe smesso di provocarmi.
O
forse no.
Forse
pensando di darle una lezione avevo in realtà fatto esattamente
ciò che lei da anni, perversamente desiderava.
In
fondo aveva palesemente goduto nell'essere presa in quel modo, nell'essere
immobilizzata, persino sodomizzata.
Intanto
avrebbe avuto il dolore al culo per ricordarsi di me nei giorni a venire.
Io, ignorandola del tutto, feci la doccia, poi uscì dal bagno per asciugarmi e rivestirmi.
Mentre
mi infilavo una camicia pulita mi accorsi che adesso mi stava guardando
di nuovo, con quei suoi grandi occhioni celesti da bambina.
Non
mugolava, non si dimenava nel tentativo di slegarsi.
Mi
guardava e basta.
-
Io esco! – annunciai, con grande naturalezza.
Lei
spalancò gli occhi, incredula.
Intendevo
lasciarla sola? Già.
Le
lasciai le chiavi sul tavolo, sullo stesso tavolo sul quale l'avevo inculata.
Mi
accorsi che sul ripiano bianco e lucido c'era ancora la macchia del suo
sudore che andava asciugandosi.
-
Puoi slegarti da sola – le dissi.
Lei
riprese a scuotere il capo, ma non mi pareva che nei suoi occhi ci fosse
tutto questo desiderio di libertà.
- Quando vai via chiudi la porta e metti le chiavi sotto lo zerbino.
-
Mmmmph! Nnngh! - fece lei, più che mai inquieta e nervosa.
Aveva
capito che non scherzavo, e che lasciandole le chiavi sul tavolo, la porta
non sarebbe stata chiusa a chiave, mentre io ero via e lei era immobilizzata
sul letto, per cui doveva se non altro cercare di sciogliersi alla svelta
e rivestirsi.
Giusto
per evitare guai, le allentai un pò i nodi del bavaglio.
Senza
troppo sforzo se lo sarebbe potuto togliere da sola senza usare le mani.
Notai
che nonostante non stringesse più come prima, lei continuava a tenerselo
lì, come se le dispiacesse separarsene.
Uscii
di casa, nella canicola di quella domenica pomeriggio di luglio accompagnato
dal brusio gracchiante dei commentatori sportivi che filtrava dalle finestre.
In
quel momento capì che forse avrebbe trovato il modo di sciogliersi,
o forse, visto che aveva le gambe libere, di raggiungere la porta e chiudere
a chiave in qualche modo, finchè non si scioglieva con calma senza
correre il rischio che qualcuno, come lei aveva fatto mille anni prima,
piombasse in camera mia senza attendere l'Avanzi.
Si,
forse avrebbe fatto una di queste cose, ma non sarebbe andata via.
Questo
l'avevo capito.
Poco
ma sicuro, non sarebbe andata via.
Le
tipe come lei sono incapaci di imparare una lezione.
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